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La storia dei ladini e di Fassa in breve

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I ladini si considerano comunemente come i discendenti dei reti, ovvero gli abitanti della Rezia; quel territorio che in epoca antica andava dalla Svizzera al Friuli e che venne sottomesso dai romani nel 15 a.C..

Oggi tuttavia, grazie anche ai reperti ritrovati nella Ladinia, gli studiosi riconoscono che l'arrivo di primi uomini nelle valli ladine risale al Mesolitico, circa 8-5000 anni prima di Cristo. Si trattava di cacciatori che venivano dalle pianure per cacciare cervi, stambecchi e camosci. Invece, i primi insediamenti permanenti risalgono all'età del bronzo (2000-1000 a.C.), come è dimostrato dai diversi luoghi come il "Col de Flam" in Gardena, "Plan Crepei" e "Doss di Pigui" in Fassa. Queste comunità vivevano soprattutto di agricoltura e bestiame.

Come già detto, con la guerra retica, i romani, sotto la guida di Druso e Tiberio, figli dell'imperatore Ottaviano Augusto, conquistarono la Rezia e la regione del Trentino Alto Adige. Fu così che la parlata latina si diffuse via via tra la popolazione autoctona e, mescolandosi con la parlata locale, diede vita a quella che oggi chiamiamo ladino che giustamente in Svizzera viene anche detta "reto-romana".

Il documento più antico della Valle di Fassa risale al 1142 e riporta un trattato di concessione, sottoscritto da parte del Principe Vescovo di Bressanone, del diritto di riscossione della decima a beneficio dell'Abbazia di Neustift (Novacella - BZ) su di un possedimento chiamato "Locum Undenates in Nevis", località che sarebbe ascrivibile ad un maso situato a Fontanazzo di Fassa (comune di Mazzin). 

Nei libri antichi dell'amministrazione locale viene frequentemente riportata la dicitura “Magnifica et Honoranda Comunità di Fassa”. Il ruolo e l'importanza di questa istituzione comunitaria mettono in evidenza come la valle, a differenza di altre località governate da nobili e aristocratici, era imperniata su di una dimensione comunitaria dove era la comunità stessa ad occuparsi dell'amministrazione locale, pur tuttavia riconoscendo e senza mai mettere in dubbio la propria subordinazione e appartenenza al Principato Vescovile di Bressanone. Nel corso dei secoli, la popolazione di Fassa  ha sempre rivendicato una propria autonomia politica e amministrativa in modo da continuare tale forma di autogoverno secondo le proprie usanze e consuetudini.